Le guide, Li ed Easy, e l’interprete, Glenda, sono stati più degli amici che degli accompagnatori...

 

 

Ho conosciuto Davide Pianezze nel viaggio alle Galapagos di cui ho già parlato.

L’aver aderito al viaggio in Botswana senza la sua presenza mi aveva generato una certa apprensione! Come sarebbe andata senza l’apporto della sua esperienza?

La risposta l’ho avuta nei fatti!

Le guide, Li ed Easy, e l’interprete, Glenda, sono stati più degli amici che degli accompagnatori. Si sono sempre fatti carico delle nostre esigenze ed hanno espresso una notevole professionalità nella ricerca delle “prede fotografiche”.

E’ stato bello colloquiare con loro, ogni sera, intorno al fuoco o a tavola, per conoscere meglio il loro Paese, le loro aspettative e le abitudini degli animali.

Che dire poi della cuoca? Semplicemente divina! Cucinare quello che ci ha cucinato ogni giorno e ogni giorno stupendoci (dalle teglie di pasta al forno al ragù di carne o vegetale che fosse, alla coda alla vaccinara, dalle zucche ripiene alle verdure in gratin) servendosi solo di pentole, padelle e il fuoco a legna è stato assolutamente sorprendente. Se poi pensate che al mattino, a colazione (ore 0530!!!) c’era il pane a cassetta fresco e croccante, capirete che gli aggettivi superlativi non sono di circostanza.

Credo che la vita in tenda sia un moltiplicatore di piacere nella misura in cui ti fa sentire veramente integrato nella Natura. Il verso degli animali non lo senti dall’interno di una camera di un Lodge e quando esci dalla tenda, qualsiasi sia l’ora del giorno, devi essere sempre armato di macchina fotografica pronta perché c’è sempre qualche animale o uccello ad attenderti e a stupirti! Se poi sei particolarmente bravo nella fotografia notturna e senti Glenda che grida “.. la iena … la iena..!!!” allora puoi fare lo scoop del giorno fotografandola mentre i boys che montano giornalmente il campo si danno da fare per farla scappare. Questi sono piccoli scampoli di wild life che anche noi turisti europei ci possiamo concedere se siamo fortunati.

Ad ogni uscita mattinale alle prime luci e ad ogni uscita pomeridiana verso le quattro ci chiedevamo sempre cosa ci avrebbe stupito ulteriormente perché le emozioni sono state quasi incessanti. Abbiamo avvicinato grandi e piccoli felini, grandi e piccoli mammiferi, un numero incredibile di uccelli a noi sconosciuti (e ve lo dice un amante dell’avifauna) tipo la rarissima Gru caruncolata o l’uccello “preistorico” Hamerkop.  Abbiamo anche assistito però a scene tristi come può essere la morte di un elefante osservato per due giorni agonizzante ed il terzo giorno con già la pancia aperta dai grossi felini. Curiosità assoluta e non so chi mai, oltre a noi, l’abbia mai potuta fotografare, una mangusta che sbocconcellava la parte terminale e quindi più tenera della proboscide. Documento questo momento con una foto che allego. Che dire poi del leopardo che un po’ mangiava e un po’ giocava con una genetta da lui catturata?

Non mi dilungo oltre perché ci vorrebbero pagine e pagine per rendicontare un viaggio affascinante che ti lascia dentro la voglia di tornare.

Termino soltanto dicendo che le guide, al termine delle giornate di safari, prima di farti “immergere” nelle Cascate Vittoria sul mitico fiume Zambesi,  ti chiedono quale sia stata l’area che più ti ha interessato o impressionato: se il Moremi, il Khwai o il Chobe. La nostra risposta unanime è stata: TUTTI!!!

Buon Botswana a tutti.